Blue Whale, il gioco del suicidio. Così sono state battezzate le 50 sfide che porterebbero ragazzi e ragazzini di tutto il mondo a suicidarsi. A denunciare il fatto in Italia sono state Le Iene grazie ad un servizio di Matteo Viviani. Quanto c’è di vero nell’inchiesta?
Blue Whale e suicidi. Un’unione che dalla messa in onda del servizio di Matteo Viviani de Le Iene ha significato un vero e proprio boom di casi in Italia. Subito scoppiata la ricerca a tutto quello che può comportare giocare al Blue Whale e sono stati molti i giornali ad occuparsi della tragedia. Al centro, un tema delicatissimo come quello dei suicidi di giovani e giovanissimi. Tuttavia il dubbio si è insinuato in molti: quanto c’è di vero? A voler approfondire il caso è stata Selvaggia Lucarelli, in seguito ad un’iniziale presa di posizione a favore de Le Iene.
La stessa giornalista ha denunciato infatti in un post su Facebook la facilità con cui si possono reperire le 50 sfide del Blue Whale. Va ricordato che l’ultima prevede il suicidio della preda individuata dal famoso Curatore. A distanza di tempo e forse complice il sospetto di fake news, la Lucarelli ha voluto intervistare Matteo Viviani per precisare alcuni punti. Nel servizio de Le Iene si fa riferimento infatti a 150 casi accertati in Russia. Niente di più falso. La giornalista denuncia infatti che quei filmati esibiti da Matteo Viviani alla stregua di prove tangibili sono in realtà dei falsi.
Blue Whale, Selvaggia Lucarelli intervista Matteo Viviani: Le Iene responsabili di una fake news?
In un’intervista diffusa ieri dalla Lucarelli su Il Fatto Quotidiano, Viviani viene messo alle strette. Era consapevole della non veridicità della notizia? L’inviato de Le Iene si è subito scusato per non aver approfondito meglio il materiale sul Blue Whale inviatogli “in una chiavetta USB” dalla Russia. Va precisato che non ha ammesso la falsità dei filmati, trincerandosi dietro la bontà del proprio operato.
“Me li ha girati una Tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche, ma erano comunque esplicativi di quello di cui parlava il servizio. Non spostavano di una virgola il succo della questione”
Blue Whale, Selvaggia Lucarelli intervista Matteo Viviani: I video russi sono falsi
Selvaggia Lucarelli tuttavia, che non è di sicuro una giornalista di primo pelo, rincalza in un botta e risposta senza fine. I video russi sul Blue Whale sono falsi e il servizio vi è stato costruito attorno. Va da sé che non si comprende su quali prove si basi la denuncia di Viviani.
“Sai che come documentato dal sito “Valigia blu” nessuno in Italia prima del 14 maggio cercava Blue Whale su Google e dopo c’è stato un picco di ricerche? Non hai paura di aver diffuso tu il fenomeno qui?”
Anche qui occorre fare una specificazione. I casi italiani emergono infatti subito dopo il servizio de Le Iene sul Blue Whale. Prima di allora sembra non esserci alcuna tratta del gioco del suicidio: perché? Possibile che le autorità siano state così leggere oppure è stato un tentativo di voler mantenere tutto in sordina, proprio per l’alto rischio di emulazione?
Blue Whale, Selvaggia Lucarelli intervista Matteo Viviani: I casi non verificati
“La Polizia ha salvato una ragazzina che era quasi al cinquantesimo giorno del gioco, quindi lo aveva iniziato prima…”
Risponde così l’inviato del programma di Italia 1, spostando l’attenzione su una prova che tuttavia non è verificabile. Stessa identica cosa per il ragazzino di Livorno, citato nel servizio, che non si è suicidato per il Blue Whale. A questo si aggiunge anche il presunto primo caso di Blue Whale in Russia, la bambina che si ustionata il corpo con i fuochi della cucina. L’azienda Winx ha infatti diffuso un comunicato in cui ha smentito il collegamento fra il gioco del suicidio ed il caso della bambina. In realtà le ustioni sono riconducibili ad una noncuranza nel lasciare la piccola da sola in casa.
Blue Whale, Selvaggia Lucarelli intervista Matteo Viviani: La verità sul sospettato russo?
“In Russia, alla fine, l’arrestato per il Blue Whale era collegato ad una sola istigazione al suicidio delle 130 che inizialmente gli erano state contestate”
La Lucarelli non perdona e sembra che le risposte fornite dall’inviato facciano un po’ acqua da tutte le parti. Ora c’è da chiedersi: che cosa ne pensano le autorità italiane di tutto questo e del Blue Whale? Se il servizio si basa davvero su delle falsità, c’è da chiedersi quanto possa aver fatto leva sulla fragilità di alcuni ragazzini del nostro Paese.