Dolcino ne Il Nome della Rosa avrà il volto di Alessio Boni, uno degli attori italiani più in vista degli ultimi anni. Nel romanzo di Umberto Eco, il frate eretico viene citato più e più volte anche per introdurre due dei personaggi principali della storia. Nella miniserie, Dolcino avrà un ruolo diverso e maggiore rispetto a quello scelto dallo scrittore. A lui si dovrà la nascita dei dolciniani e della figlia vendicativa.

Dolcino ne Il Nome della Rosa, personaggio reale e inventato

Davide Tornielli ha la religione nel sangue, grazie al padre prete che gli darà i natali a Prato Sesia nel 1250. Secondo le uniche fonti certe, Dolcino entrerà a far parte degli Apostolici di Gerardo Segarelli nel 1291, in seguito all’allontanamento dall’Ordine francescano. Il mentore infatti è fin troppo severo e sceglierà di ampliare le regole francescane sulla povertà per puntare verso una comunione di ogni bene. Dolcino rimarrà affascinato dalla figura di Segarelli e farà suo il monito che diventerà il motto degli Apostolici. Quel “paenitentiagite” che Eco farà gridare più volte a Remigio e Salvatore.

A differenza dei francescani, gli Apostolici non riconosceranno il potere del Papa e metteranno al primo posto il Vangelo. A distanza di alcuni anni dalla condanna per eresia al mentore, Dolcino non diventerà mai frate e si sposerà con Margherita Boninsegna, una donna di origine nobile che sceglierà di seguirlo lungo la strada della predicazione. Tornielli avrà inoltre il merito di rinfoltire le fila degli Apostolici, decimati dall’Inquisizione ed elaborerà delle sue personali teorie in cui dichiarerà guerra alla corruzione della Chiesa. Secondo l’Anonimo Fiorentino, Dolcino troverà la morte dopo essere sfuggito alla strage messa in atto dall’esercito di Raniero. Con lui morirà anche la moglie Margherita.

Differenze nella miniserie

Anche se le fonti sono piuttosto incerte sulla vita del vero Dolcino, la miniserie Il Nome della Rosa gli attribuirà la nascita di una figlia. Anna riuscirà a sottrarsi al rogo in cui moriranno i genitori ed in seguito cercherà di vendicarsi di Bernardo Gui. Nella storia, sarà infatti l’Inquisitore il responsabile della morte della famiglia di Anna, sia dei genitori che del marito e del figlio avuto diversi anni più tardi. Con il benestare della famiglia dello scrittore, lo sceneggiatore Andrea Porporati ha deciso di apportare delle modifiche al personaggio di Dolcino. Nel romanzo infatti il suo nome viene solamente citato, anche se piuttosto di frequente. Nella serie invece conosceremo quanto gli è accaduto, in collegamento con Gui, e seguiremo le sue tracce fino agli anni del presente della trama.

L’eredità di Dolcino

Il personaggio di Dolcino ne Il Nome della Rosa verrà legato a doppio filo a quello di Gui. Quest’ultimo infatti non sarà soddisfatto della morte della singola guida della setta e per questo cercherà qualsiasi impronta dolciniana anche all’interno dell’Ordine dei francescani. Diventerà così motivo di rabbia e persecuzione che porterà fino alla condanna di Remigio e Salvatore. I due monaci infatti erano seguaci diretti di Dolcino e sono riusciti a salvarsi dalla morte certa, emigrando altrove ed infine nascondendosi all’interno dell’abbazia.

Dolcino diventerà agli occhi dell’Inquisitore al pari del Diavolo, un’entità da scacciare in ogni sua forma. Dato che il monaco sarà fedele al Papa, non può tollerare che qualcuno dei francescani non ne riconosca il potere. L’odio e la rabbia di Gui si accenderanno ancora di più a causa della promiscuità dei dolciniani, che non sceglieranno mai la strada della castità. Userà lo stesso motivo per accusare Salvatore di aver infranto i voti con la ragazza occitana.

Dolcino visto da Alessio Boni

Durante la sua intervista a Raiplay, Alessio Boni sottolinea che Dolcino non fosse alto ma allo stesso tempo carismatico. Abile con la lingua latina, il frate era fin troppo moderno per i valori dell’epoca. Credeva infatti nella parità dei diritti e poneva le donne al fianco degli uomini. Tanto che ai suoi occhi anche una donna sarebbe potuta diventare Pontefice. Un nomade senza dimora che gli permetteva di incontrare il popolo e che combatteva la ricchezza della Chiesa più di ogni altra cosa. Per poter studiare il personaggio di Dolcino, Boni si è documentato a lungo anche con il fratello Andrea, ex prete.

Da condottiero, Dolcino non ha insegnato solo il Vangelo ai suoi adepti ma anche l’arte della guerra. Saper combattere con la forza di fronte ai peccatori, era per il frate essenziale per assicurare che la Chiesa ritornasse alla vera povertà. Boni intravede in alcune scene in particolari l’essenza del suo personaggio, quella forza prorompente di Dolcino. Si tratta dell’ultima ripresa che lo riguarda, quando si ritrova pieno di sangue ad osservare la morte della moglie Margherita. Ne Il Nome della Rosa, Dolcino verrà sottoposto infatti a diverse torture e dovrà stare a guardare mentre le fiamme divorano la consorte.